di Camomilla
Ero in classe, erano gli ultimi giorni di scuola. Fissavo l'orologio ogni minuto che passava aspettando il suono della campanella come un bimbo aspetta Babbo Natale. Fuori c'era il sole e avevo voglia uscire con i miei amici. I minuti sembravano ore, sapevo di non dover aspettare la campanella perché se no il tempo non passava più me era più forte di me. Il professore per di più stava parlando di storia e io odio storia. È così noiosa. Spesso chiedo ai miei genitori perché dobbiamo studiare storia se le cose sono già avvenute e loro mi dicono sempre che è molto importante perché bisogna sapere cosa è successo nel passato, perché ci fa capire per cosa hanno combattuto le civiltà antiche e la loro cultura. Io rimango sempre della mia idea. E mentre pensavo a questa cosa, persi il senso del tempo e la campanella suonò. Uscimmo tutti in massa, ma prima di attraversare il prof mi fermò e mi disse: -Perché non eri attento? Anche se mi guardi capisco quando parti con la testa e viaggi! -Scusi prof, è che la storia non è che mi coinvolga molto e mi perdo. -Va beh dai, però la prossima volta cerca di concentrarti. -Va bene! Uscii dall'entrata principale della scuola e mi avviai verso casa. Prima di entrare in casa raggiunsi il nonno nella casetta di legno in giardino ma non era lì. -Strano- disse Rory – di solito è sempre qua. Entrai in casa e vidi mamma e papà seduti in sala con un aria preoccupata e il nonno seduto sul divano. Non stava molto bene. Si vedeva. Era pallido, debole e scottava. Mi voltai verso mamma e papà e appena aprirono bocca si sentì il suono dell'ambulanza fermarsi davanti a casa nostra. Evidentemente era per il nonno. Mamma si alzò di scatto e si precipitò verso la porta. Io non avevo ancora detto una parola, ero lì, immobile con lo zaino ancora sulle spalle e guardavo i volontari soccorrere il nonno. Lo caricarono sull'ambulanza e lo portarono in ospedale. Mamma e papà mi dissero di salire in macchina e mi portarono da zia Claudia. Mi lasciarono davanti a casa sua e si avviarono verso l'ospedale dove avevano portato il nonno. Suonai il campanello. Nessuno rispose. Riprovai ma ancora una volta nessuno rispose. Pensai che forse erano andati fuori a mangiare visto che era il compleanno di Greta, mia cugina. Non chiamai mamma per dirle che non c'era nessuno in casa, ma andai a fare un giro. Camminai in giro per il paese per circa quaranta minuti pensando al nonno, a cosa gli stava succedendo, ai bei momenti passati con lui, alla macchina del tempo e a tutte le cose belle che avrei voluto dirgli ma che non gli avevo mai detto. Visto che avevo con me le chiavi tornai a casa e mi coricai per riposarmi un po'. Poi, dopo un po', mi venne in mente un'idea, mi alzai dal letto e scesi giù nella casetta di legno dove il nonno aveva costruito la macchina. Presi in mano il progetto e mi resi conto che mancava davvero poco per finirla. Volevo farlo io. Volevo farlo come ringraziamento per tutto quello che aveva fatto per me. (continua)
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di Lokkino
Siamo nel 3020, macchine volanti, le scuole non esistono più, la NASA scopre nuovi pianeti. La vita era perfetta. Ma un giorno un ragazzo di nome Mike, e i suoi amici Iris, Jase, Riki si svegliano in un pianeta che non sembra la Terra. Cercano di capire dove sono, e presi dal panico chiedono aiuto. Ma nessuno risponde. Cominciano a camminare. Dopo un’ora si presentano due persone, sono guardie. I ragazzi sperano in un aiuto, ma le guardie gli urlano contro di tacere. I giovani si spaventano e scappano riuscendo a nascondersi dietro una fontana. Camminarono ancora, sempre più affamati. Giunti di fronte a una casa isolata, un vecchio signore dalla soglia li chiamò invitandoli ad entrare. Il signore, che si rivelò uno scienziato, iniziò a spiegare cos’era successo. - Ragazzi, avete dormito tanto, è dal 3018 che state dormendo. Il vecchio li portò in una stanza tutta bianca dove c’era una strana macchina che programmò per il 3018. I ragazzi entrarono nella macchina e non videro più nulla, quando uscirono si ritrovarono in una foresta. Jase cominciò ad urlare: - Ecco, lo sapevo, non dovevamo entrare, siamo da qualche parte in mezzo al nulla! Iris cercò di calmare Jase, che era la sua migliore amica. Mike invece iniziò a camminare e nel nulla vide una fontana. - Iris, Riki, Jase, venite qua! Essi guardarono sbalorditi, era la fontana che avevano costruito quando erano piccoli, all'asilo. Si buttarono nella fontana e dal nulla apparvero esseri mezzo umani e mezzo alieni, ma in quel tempo, in quel luogo, in quel momento, era... era tutto silenzioso, gli esseri erano immobili, come congelati. Videro una casa, con la porta aperta, i ragazzi entrarono, dal nulla si trovarono sulla Terra, quella del 2017. Anno 2070
di Stella Avevano detto che il riscaldamento globale sarebbe potuto succedere, ma non pensavamo così presto. Non si poteva vivere al di fuori di bunker o sotterranei. Alcune città che si trovavano vicino al mare erano state inondate per lo scioglimento dei ghiacciai cioè per l'innalzamento del livello degli oceani. Io, la mia famiglia e alcuni miei amici siamo in un bunker, i proprietari pensavano non andasse bene e l'hanno lasciato con tutto all'interno. E' passato un po' di tempo da quando siamo qua dentro, questi giorni stanno passando lentamente, non sappiamo cosa fare. Mio fratello Mattia si sta ammalando, sta iniziando a dare i numeri. Sono passati ormai tre mesi stiamo aspettando che ci dicano di poter uscire, ma non so quanto possiamo resistere ancora. Sono passati ormai cinque mesi e finalmente l'esercito ci ha detto che potevamo uscire. Appena aperta la porta siamo corsi fuori verso la libertà senza accorgerci dei cadaveri di amici e vicini a terra. Poi è toccato a noi. di Rapunzel
- Tommy, vieni è pronta la cena! - Mamma, arrivo! Sto finendo di scrivere il mio diario! - Sei sempre a perdere tempo con quello stupido diario! Dovresti pensare più alla vita reale e allo studio! - Arrivo! 16/11/2070 Caro diario, Sono sempre io, Tommy. Oggi è venuto a casa mia Frank il mio migliore amico, e abbiamo parlato di come ci piacerebbe essere altre persone magari non umani, magari alieni... Abbiamo discusso su come secondo noi sarebbe la vita sul pianeta alieno, a parer mio ci possono essere un alieno per ogni persona, con le sue stesse sembianze. Io e Frank ci siamo già "organizzati", a vent'anni prenderemo un’astronave e andremo sul pianeta alieno per vedere realmente come è. Ora vado a cenare, a presto. 17/11/70 Caro diario, questa sarà l'ultima volta che ti scrivo, mia mamma ti ritiene inutile e stupido. Ora sono qui, nella mia stanza a piangere, tu sei l’unico con cui riesco a confidarmi del tutto. Mia mamma ha detto che se continuo a scriverti ti brucia, ti ritiene una perdita di tempo, ma purtroppo nessuno può avere gli stessi pensieri. Addio... 2/06/83 Caro diario, è da tanto che non scrivo, ho finito gli studi e mi sono diplomato, mi ero scordato ormai di te, ma rivedendoti ho avuto una bella sensazione. L'ultima volta ti ho scritto stamattina, ma ho dovuto per forza continuare adesso! Non immagini dove siamo in questo momento...su una navicella spaziale! Ora ti spiego. Tornando a casa abbiamo visto del fumo provenire da dietro una collina, incuriositi siamo andati a vedere e abbiamo trovato una navicella spaziale, appena l'ho vista non ho esitato e sono dovuto per forza andare a provarla. Frank non era d'accordo, ma d'altronde era ciò che sognavamo fin da piccoli. Eravamo lì, seduti nella navicella a parlare di ciò che pensavamo da piccoli, quando la navicella ha incominciato a illuminarsi e a prendere il volo, la parte superiore si è chiusa e una voce tecnologica ha annunciato: -Ritorno alla base! Non sapevamo che fare, la navicella s’innalzava sempre di più, ho guardato giù e c'erano degli esseri verde scuro, con tre occhi e una bocca con denti sporgenti e affilatissimi proprio come quel film visto in televisione. Ancora non sapevamo dove fossimo diretti, allora ho chiesto a Frank, siccome era il più esperto tra i due in tecnologia, di controllare sul computer di bordo e guardare la meta. Frank ha scoperto la nostra destinazione: era un corpo celeste a noi sconosciuto chiamato "HKP11". Ad un certo punto dallo spazio abbiamo notato un pianeta giallo ocra. (continua) tdi Ts_quedra
10/04/20140 17:20 La marina militare americana era pronta per l'esercitazione finale che avrebbe portato alla selezione definitiva dell'esercito; ma prima bisognava celebrare il matrimonio tra Sam e Jessy. La festa si svolse sulla nave che avrebbe portato Sam e il suo battaglione verso l'ultima sfida, la più difficile. L'equipaggio fu molto felice nel vedere una coppia così allegra pur sapendo che i due non si sarebbero più visti. 21:40 La sera calò e per tutti gli ultimi baci e abbracci alla famiglia e alle persone più care durarono molto, perché alle dieci in punto le navi sarebbero salpate con i giovani, forti ragazzi. 12:02 12/04/2040 Era ora di pranzo e lo squadrone si riunì per mangiare, quel giorno ci sarebbe stata la pasta in bianco e di secondo un po' di pesce pescato prima di partire. 20:02 La nave principale ricevette una chiamata da una delle cinque che, munite di radar, rilevarono le due portaerei cinesi che, alleate con gli USA, avrebbero assistito all'addestramento nell'immenso Oceano Pacifico della flotta americana. 2:05 (a.m) 15/04/2040 Era tarda notte, ma Sam non rinunciò a chiamare Jessy, a chiederle come stesse il loro bambino e di come andassero le cose in generale a casa da sola. Jessy gli spiegò che andava tutto bene, ma disse che era stato comunicato al telegiornale che gli scienziati avevano rilevato dei messaggi elettromagnetici che provenivano dallo spazio. Si diedero la buona notte ed andarono a dormire 15:24 16/04/2040 Con i rilevatori satellitari gli scienziati, sulla terraferma, videro dei corpi sconosciuti arrivare sulla Terra con una velocità spaventosa, proprio verso il centro del Pacifico. 18:00 Molti nell'equipaggio non sapevano che cosa aspettarsi e altri non sapevano nemmeno della notizia e il gruppo andava avanti normalmente. 16:20 17/04/2040 Tutti gli uomini della marina erano davanti alla televisione, stavano ascoltando le notizie proprio quando gli studiosi parlarono di un possibile attacco alieno. Subito navicelle spaziali atterrarono bruscamente nel Pacifico. 22:33 Le navi incontrarono le navicelle cadute sul mare, fu panico. Gli uomini della flotta armarono i cannoni, le mitragliatrici e con gli altoparlanti annunciarono che se gli occupanti delle non si fossero fatti riconoscere avrebbero aperto il fuoco. 4:30(a.m) 18/04/2040 Le navi cinesi furono affondate e furono chiamati rinforzi, che però non arrivarono. Fu creata una barriera di forza, impenetrabile ed indistruttibile, non sarebbe più entrato né uscito nessuno. (continua) di Skyblock04
A New York un gruppo di ragazzini stava giocando a calcio quando ad un tratto il cielo si oscurò. Alzarono la testa e videro una navicella gigantesca a forma di piatto rovesciato. Il gruppo iniziò a scappare via dalla paura, ma un undicenne inciampò su un sasso, batté la testa e svenne per alcuni minuti. Quando si rialzò vide intorno a sé solo buio, ma dopo alcuni secondi si accese una luce che illuminò la zona. Questa volta l' umano svenne per la paura e dopo alcune ore, si risvegliò su una tavola di marmo: era a bordo della navicella. Una lampada lo stava accecando e ad un tratto due extraterrestri spuntarono da una porta (sicuramente quella porta portava al centro di comando) e iniziarono a guardare il bambino di nome John. Il ragazzino si spaventò e iniziò ad urlare, gli alieni provarono a parlargli per tranquillizzarlo e così si calmò. Il piccolo chiese perché l' avessero rapito ma gli alieni si scusarono dicendogli che non era un rapimento, l' avevano preso semplicemente per fargli alcune domande sui suoi amici, sulla famiglia e sulla scuola. Il bambino così si tranquillizzò e rispose alle domande; quando ebbe finito di rispondere, gli extraterrestri dissero che provenivano da un pianeta al di fuori del Sistema Solare. Gli alieni chiesero all’undicenne se voleva fare un giro con loro per visitare tutto il mondo in quattro ore e così il terrestre accettò. La prima ora visitarono l’ Europa, la seconda ora l’ Asia, la terza l’ Africa e la quarta l’ America. Finito il giro dei continenti proposero al ragazzino di andare sul loro pianeta chiamato Janeux. Dopo quattro giorni arrivarono sul pianeta. Da lontano si vedeva un mare bellissimo. Le persone erano molto allegre e il paese era circondato da alte mura con extraterrestri armati di mitra, fucili a pompa e cecchini. Quando stavano per entrare in questo paese le porte principali si aprirono e il pilota dovette pronunciare le lettere della password segreta per accedere. Quando entrarono accolsero l’umano con regali e biglietti gratis per fare un giro in astronave e per mangiare nei ristoranti più costosi. L’ undicenne stupefatto volle restare sul pianeta per sette giorni. I genitori del bambino erano preoccupatissimi non sapevano dove andare a cercare John così iniziarono a chiedere a tutti dove fosse andato fino a quando tre giorni dopo gli amici del ragazzino entrarono in casa dei due coniugi e dissero loro che John era stato rapito dagli extraterrestri. (continua) di Lupetto
A Begual, una modesta città indiana, lo scienziato Lonsdale è l’unico ad aver inventato un computer per mettersi in contatto con gli alieni. Un giorno, Lonsdale e la moglie Mary sono di ritorno dal lavoro, e in macchina vengono abbagliati da una luce accecante. Fanno un incidente. Lonsdale muore mentre Mary riesce a sopravvivere ma il bambino che porta in grembo subisce dei gravi problemi encefalici. Quando nasce Mark, sembrava un bambino come tutti gli altri ma durante la crescita la madre nota una disfunzione cerebrale. Passano diversi anni, Mark compie 16 anni ma mentalmente ne dimostrava poco più di 6. Un giorno Mark scende nella cantina e trova un computer, comincia a schiacciare a caso sulla tastiera e invia involontariamente un messaggio. Si mette in contatto con gli alieni a cui chiede, senza rendersene conto, di raggiungere il pianeta Terra. Dopo qualche giorno, in una notte stellata, in un bosco, viene avvistato un ufo che atterra con la sua navicella. Le forti luci dell’astronave, attirano insetti ed animali di vario tipo: serpenti, pipistrelli, falene che accerchiano gli alieni. Questi, impauriti, scappano via ma uno non riesce a fuggire. Intanto, a Begual era Carnevale e Mark si reca con la mamma in città a festeggiare. Viene incuriosito e attratto da una strana maschera alla quale si avvicina. Era Jadu, l’alieno. I due fanno amicizia, entrano subito in sintonia e cominciano a frequentarsi di nascosto da tutti. Jadu aveva dei poteri magici grazie ai quali riesce a guarire Mark e a ripristinare le sue funzioni cerebrali. Questa improvvisa guarigione attira l’attenzione pubblica che la considera un vero e proprio miracolo. Passano diversi giorni, e Jadu e Mark continuano a vedersi di nascosto nella cantina. Questo fino a quando, un giorno, la mamma, incuriosita da quello che il figlio potesse fare di soppiatto nello scantinato, scende giù e vede Jadu. Impaurita da quella strana creatura, e pensando che potesse rappresentare una minaccia per il figlio, va a riferire il fatto alla polizia. Poliziotti e uomini armati circondano la casa di Mark. Irrompono nella cantina e prendono Jadu, mettendolo in una sacca e decidendo di esaminarlo. Mark, che non voleva perdere il suo amico, si precipita in suo soccorso. Riesce a distrarre il poliziotto e Jadu sgattaiola fuori. I due amici si dirigono verso il bosco e raggiungono il punto in cui è atterrata l’astronave la quale consentirà a Jadu di tornare sul suo pianeta S.T. Jadu e Mark rimarranno amici per anni mantenendo i contatti attraverso i frequenti messaggi informatici. di Il_lievito
Siamo sul pianeta Terra, qui a Growell sembra una mattina come tutte le altre, le strade sono affollate e intasate dal traffico. Nel taxi numero uno sta succedendo qualcosa di strano: un passeggero sta avendo attacchi di panico sbavando un liquido bianco, in faccia si formano bolle che rendono l’aspetto molto brutto. Questa malattia è molto grave ed è trasmissibile tramite morsi ad altri essere umani. Nella città vicina di Harrogate questo caso di infezione non si è ancora sviluppato. La famiglia Colgate sta trascorrendo una mattina come tutte le altre, con le due bambine di nome Caroline di quattordici anni e Steacy di otto anni. Le due ragazze risvegliano come tutte le domeniche i genitori, saltando sul letto e facendo molto baccano. Fatta la colazione la famiglia si dirige in macchina verso Growell, la città infetta da questa misteriosa malattia. Una volta arrivati in centro non riescono più a proseguire per il traffico. Sulla città volano elicotteri e le pattuglie della polizia bloccano le auto. Il padre Gerry accende la radio per capire cosa sta succedendo e nello stesso momento una bomba scoppia provocando tantissimo caos. Le persone scendono dalle auto e iniziano a scappare cercando un punto per rifugiarsi. Queste persone non stanno scappando dalla bomba, ma da persone trasformate in zombie che attaccano la gente per infettarle. La famiglia cerca di scappare per il troppo traffico e per la confusione provocano un incidente. Dopo essere scesi dall’auto salgono su un camper. Gerry si ferma e per un attimo vede la trasformazione di un umano in zombie; questo processo è avvenuto in dodici secondi. Gerry avvia il camper e scappa dalla città. Caroline è colpita dall’asma, ma nell’incidente ha perso la fiala che gli permetteva di respirare, quindi sono costretti a fermarsi per procurarselo. Si fermano in un supermercato al cui interno si trova anche una farmacia. La mamma Jane e la figlia Steacy rubano del cibo necessario per sopravvivere, mentre Gerry e Caroline vanno nel reparto farmacia per acquistare la fiala d’ossigeno per l’asma. Una volta usciti dal supermercato non trovano più il camper, quindi decidono di entrare in un palazzo. Gerry, dato che è un ex militare, decide di chiamare un suo vecchio amico di nome Terry, chiedendogli se all’alba poteva far mandare un elicottero sul palazzo in cui si sarebbero rifugiati. La famiglia entra nel palazzo cercando di raggiungere l’ultimo piano, ma a un certo punto Jane si accorge di aver perso Steacy, quindi tornano indietro e si accorgono che la figlia sta bussando ad una porta: - Fatemi entrare, vi prego, fatemi entrare! (continua) di Ossas
Nel 2040, a causa del sovrappopolamento mondiale, sono state costruite nuove abitazioni per ospitare la popolazione eccedente, ma anche nuovi edifici per dare loro un lavoro. Sono stati costruiti anche nuovi centri commerciali per nutrire questa popolazione dal momento che c'è stato un incremento demografico spaventoso. Il tasso di urbanizzazione è salito del 40%, infatti adesso le città occupano il 95% della Terra, ormai solo 503 persone lavorano ancora la terra e solo 674 mucche brucano l'erba all'aria aperta. L'altro milione invece, è rinchiuso in allevamenti intensivi che sembrano campi di concentramento. La maggior parte dei contadini lavora nelle serre, perché non riesce più a stare fuori. Il benessere è salito alle stelle, e ha portato con sé anche la tecnologia e la medicina. Sono stati costruiti robot tuttofare che si occupano ogni giorno delle persone per farle stare il meglio possibile, portandole al lavoro con delle sedie magnetiche. Nel campo della medicina invece è stato creato un vaccino contro qualsiasi tipo di malattia. Infatti persino in Africa e in Asia le malattie sono state debellate completamente. Adesso parliamo dei problemi che si sono creati e sviluppati. L'inverno è diventata una stagione in cui si può uscire senza soffrire il caldo(30°). Mentre in estate o si resta nelle proprie abitazioni, oppure si muore letteralmente di caldo(60°). I ghiacciai non esistono più per via di questo caldo allucinante. Proprio per questo problema sono adottate delle città sotterranee munite di climatizzatori ogni 5 metri sulle pareti, per evitare il rischio di autocombustioni. Così in questa stagione vengono lasciati i robot domestici in superficie, per ricostruire le abitazioni o per spegnere eventuali incendi. Ma tanto l'uomo ha già previsto tutto, infatti gli astronomi hanno individuato un possibile pianeta dove trasferirsi una volta che la Terra diventi troppo calda. In caso ci fossero state altre forme di vita extraterrestri su quel pianeta, non ci sarebbe alcun problema, le avrebbero eliminate in due o tre giorni grazie alle nuove armi laser che ha inventato la scienza. Lì, l’umanità avrebbe ricominciato da capo e avrebbe ricostruito le sue università, i suoi laboratori e tutto il resto. In caso non fosse stato più abitabile neanche quel pianeta, si sarebbero spostati in un altro e così via. Nel caso di esaurimento dei pianeti abitabili, sarebbero ricorsi alla navicella spaziale internazionale, grande quanto due pianeta Terra, munita di ogni tipo di scorta o terreno coltivabile dove sarebbero stati in pace e tranquillità per tutto il tempo che desideravano. Ritornata la primavera, le persone ritornano in superficie e ricominciano da capo. Tutte le forme di vita animali che non forniscono vantaggi per l’uomo si sono estinte. Le uniche specie che sono rimaste sono: mucche e maiali in allevamenti intensivi assieme ai cavalli, le capre e i polli. Molte delle specie che si sono estinte con le alterazioni della Terra sono: i pinguini, i lamantini, le foche e le orche con lo scioglimento di ghiacci (hanno costruito delle dighe alte centinaia di chilometri per l’innalzamento delle acque), gli insetti e gli aracnidi delle foresta amazzonica dato che di fatto essa non esite più. Specie vegetali sono in via d’estinzione come la quercia, la betulla, i pini, le acacie… Queste ultime non sono ancora scomparse solo perché vengono usate per il legno e per fabbricare nuovi edifici per ospitare sempre più persone che sprigioneranno sempre più polveri sottili senza mai pensare che forse si può ancora tornare indietro. di Alpaca_viola_04
All’Università di Roma, due ragazze, Agata e Giada, sono due neo-studentesse di biologia che compiono diversi esperimenti di ricerca sugli insetti (mosche, formiche, falene, locuste, cavallette, ragni, ecc.) modificandoli geneticamente. Solo successivamente, e a caro prezzo, Agata verrà a conoscenza degli svariati effetti collaterali che quegli esperimenti potevano avere sugli animali. In alcuni casi, questi, si trasformavano in mostri giganteschi, mutanti dalle sembianze spaventose, in altri sviluppavano uno strano linguaggio, e in altri ancora gli esiti negativi delle ricerche conducevano alla morte subitanea dei piccoli animali. Un giorno Agata, recatasi nel laboratorio così come era solita fare tutti i giorni, fu spettatrice di una scena orripilante: vide due strane creature aliene stese sul pavimento e passate a miglior vita. Per poco non svenne dalla paura. Cominciò a porsi tutta una serie di domande: “Da dove vengono questi alieni? che cosa ci fanno qua? Come sono giunti sul nostro pianeta?”. Curiosa di saperne qualcosa in più decise di esaminare quelle strane creature. Con fermezza e sangue freddo, afferrò una siringa e prelevò un campione di sangue. Fremente e al tempo stesso emozionata dalla situazione, mentre si dirigeva verso il laboratorio analisi, inciampa lasciando cadere la boccetta che si rompe e in una pozza rossa di sangue si sparge il liquido tutto in terra. “Accidenti” – disse, e mentre cercava di rialzarsi da terra, finì con le mani su qualche pezzetto di vetro. Sentì un gran dolore e prontamente si andò a sciacquare la ferita. Agata tornò a casa frastornata da mille pensieri per la scena degli alieni a cui aveva assistito, ma non rivolse particolare attenzione all’episodio del pezzo di vetro col quale si era ferita la mano. Il giorno dopo, quando Agata si alzò dal letto, notò immediatamente delle strane macchie sulle braccia. “Cosa sarà mai? mio Dio, ma perché ho le braccia squamose?”. Corse in bagno, si diresse verso lo specchio e si guardò meglio. Non aveva solo le braccia squamose, ma anche le gambe e la schiena. Si spaventò molto e per nascondere le squame decise di coprirsi il più possibile, per cui indossò una maglia a maniche lunghe, dei pantaloni lunghi e degli stivaletti, per poi dirigersi all’università. Era convinta che lì avrebbe trovato la risposta che cercava. Una volta arrivata incontrò Giada che le corse incontro. - Ciao Agata! Perché sei tutta coperta? – esordì sorpresa Giada. - Ehm… perché sento freddo – rispose Agata, un po’ tentennante. - Ma siamo in primavera, come fai ad aver freddo? Ci sono 23 gradi. - Beh, io sento freddo e voglio coprirmi, va bene? Interrotto così bruscamente il discorso, le due amiche continuarono a eseguire i loro soliti esperimenti. Agata, al termine delle lezioni universitarie, non essendosi ancora capacitata di quello che le stava accadendo, tornò di corsa a casa perché temeva che qualcuno potesse fermarla e farle delle domande invadenti sul suo abbigliamento. Arrivata finalmente a casa, corse in camera sua e si chiuse dentro, prese lo specchietto e si guardò un’altra volta, più dettagliatamente. Si accorse di due strane escrescenze sulla testa, sembravano due piccole antenne, la pelle era di un colore diverso, verdastro. Si stava trasformando. Impaurita e presa dal panico, il cuore cominciò a batterle all’impazzata, quando all’improvviso comparve un nuovo sintomo, iniziò ad avere degli strani problemi di linguaggio. “Adedi ho capito! Del bingue balieno sarà enbrado nel mio corpi quando bono caduti!” (Adesso ho capito! Del sangue alieno ha contaminato il mio corpo quando sono caduta!). Di nascosto, ben coperta, facendo in modo che nessuno, vedendola, potesse notare quelle stranezze, scese le scale e si avviò verso la porta d’ingresso, ma all’improvviso la mamma urlò: “Dove stai andando Agata?”, Agata le si avvicinò, prese carta e penna e scrisse «VADO DA GIADA A RESTITUIRLE UN LIBRO». - “Perché lo scrivi, non puoi parlare?” la mamma disse. - “No, non posso parlare perché ho mal di gola e preferisco riguardarmi”. - “Ah, va bene, comunque vai pure, ma devi essere a casa per le h. 19:30. Siamo intesi?”. Ovviamente, quello che scrisse Agata non era vero. In realtà voleva recarsi al laboratorio universitario con la speranza di creare un siero che avrebbe annullato la sintomatologia da cui era stata colpita. Non era la prima volta che realizzava antidoti. In passato aveva ideato tante cure per diverse malattie, la maggior parte delle volte funzionavano, in altri casi però, sfortunatamente, non avevano esito positivo. Arrivata al laboratorio, già aveva chiaro in mente cosa fare: prese una siringa, prelevò un secondo campione di sangue alieno, questa volta facendo molta attenzione a non cadere, e lo iniettò in un insetto. Lentamente, la bestiolina cominciò a avvertire gli stessi sintomi riscontrati da Agata (comparsa di squame e antenne, per di più l’insetto cominciò ad assumere dimensioni anomale). A quel punto Agata cominciò a preparare l’antidoto. Munita di svariati medicinali antibiotici e sieri, come una piccola scienziata, cominciò a maneggiarli facendo bene attenzione a misurare le dosi. In un’ampolla ben sterilizzata creò questa poltiglia ed esclamò fiduciosa: “Ebbo! Ora vebiamo be buonziona! (Ecco! Ora vediamo se funziona!). Iniettando l’antidoto nell’insetto, Agata con grande stupore e contentezza capì immediatamente che il rimedio stava funzionando. La bestiolina assunse le sue dimensioni originarie e anche Agata, ripetendo la medesima procedura, tornò la ragazza di una volta. |
Autore3B Archivi
Gennaio 2018
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