di Salmone
“HEY! ... ANDRE TOCCA A TE! ... ”. È il 19 maggio del 2097. Sono sul palco e mi sento a disagio, preoccupato che il pubblico non creda alla mia storia e che possa deridermi. “Dai Andre ce la fai!” …… “Io sono Andrea, sono uno scienziato della compagnia spaziale U.R.M.S. (Unione Ricerche Missioni Spaziali). Sono sopravvissuto ad uno schianto su un pianeta sconosciuto e sono riuscito a tornare sulla Terra. Ora sono un ibrido! Metà alieno e metà umano”. Il pubblico, sbigottito, si appresta all’ascolto… Ero rilassato sulla poltrona della nave madre, esaltato da quel viaggio intergalattico, e che mi avrebbe consentito di conoscere mondi a me sconosciuti. Bevevo il mio tè caldo, quando sentii un grosso tonfo e a seguire l’allarme. Il capitano urlò “ALLA CAPSULAAAA 1! “. Io chiusi gli occhi e mi ritrovai in mezzo ad una distesa d’acqua infinita, un oceano. All’orizzonte vidi una piccola isola, all’apparenza sembrava un’isola normalissima, come quelle che trovi sulla Terra, ma è bastato poco per scoprire le prime stranezze: le piante e i fiori erano giganti, sovrastavano l’intera isola, caucciù carnivori, baobab che emettevano dalle loro enormi foglie un liquido nauseabondo e verdastro, margherite azzurre, ed una svariata quantità di erbacce ruminanti. Decisi di raggiungerla a nuoto. Durante il tragitto, affaticato e allo stesso tempo impaurito, vidi delle strane forme di vita, erano pesci alieni: erano orribili, con occhi enormi, luminosi e gialli, pinne sproporzionate rispetto al corpo, e soprattutto molto pericolosi a causa dei loro denti aguzzi. Arrivato sull’isola iniziai a cercare del cibo e qualsiasi oggetto che potesse aiutarmi a trascorrere la notte in sicurezza. Mi munii di steli che fungevano da spago e di piccoli insetti che divennero l’esca per far abboccare qualche pesce succulento. Con tutto il fogliame trovato realizzai la mia capanna ed è così che col passare dei giorni, pian piano, cominciai ad adattarmi a quel nuovo e primitivo modo di vivere e a crearmi una certa stabilità. Trascorrevo le giornate a cercare quanti più utensili utili alla realizzazione di un qualche mezzo di trasporto per fuggire da quel luogo divenuto tanto familiare quanto estenuante. Riuscii nell’impresa grazie al riuso di rottami della nave madre e capsule distrutte. Un bel giorno, un giorno iniziato come tanti altri, decisi di addentrarmi in una foresta, fino ad allora da me inesplorata e da sopra un promontorio scorsi una nuova isola. Decisi di raggiungerla e qui, con mia grande sorpresa, trovai una struttura, o meglio una base aliena sormontata da quello che sembrava un enorme cannone. Dopo essermi munito di qualche materiale in più, tornai sulla mia isola, e mi misi all’opera per realizzare un trasmettitore satellitare per comunicare con il mio pianeta. Andai a dormire con il desiderio di mettere in atto, il giorno successivo, il mio intento. Appena sveglio mi misi in contatto con la Terra, e immediatamente ricevetti un messaggio di soccorso. La pattuglia di salvataggio mi inviò le coordinate dove sarebbero atterrai: 2003X-57Y. Da lontano li vidi arrivare, furono davvero tempestivi. Ero salvo, la mia avventura era finalmente giunta al termine. Inaspettatamente sentii un rumore assordante, mi girai e vidi il cannone pronto a sparare. Mi affrettai per entrare in contatto con la navicella nel vano tentativo di avvisare i miei soccorritori, ma fu tutto inutile. Spaventato da un forte boato, vidi la navicella esplodere e precipitare nelle profondità dell’oceano. “La mia vita era segnata… Ero solo… in compagnia solo di pesci alieni”. Mi sentivo stanco e affaticato ma riuscii ad arrivare nella mia base e crollai immediatamente sul letto, debole e disperato. Dopo cinque anni di assoluta monotonia, ogni giorno era uguale agli altri ed io iniziavo e terminavo le mie vuote giornate con l’unico pensiero che riempiva il mio triste animo sconsolato: volevo scappare via da quel posto infernale. “Ho deciso, devo ritornarci”. Il giorno dopo, armato di coraggio e forza d’animo, tornai su quella maledetta isola, maledetta isola aliena. Entrai nella base, scesi in un enorme spiazzo pieno di corridoi dove al centro trovai un enorme pannello di controllo. Girando tra i corridoi, mi imbattei in stanze nuove, ognuna accomunata dalla presenza di un piedistallo contenente un oggetto bizzarro all’interno di una cupola impenetrabile. Alla fine di un lungo corridoio trovai una stanza segreta con all’interno una fialetta contenente una sostanza verde. Decisi di prenderla e portarla con me, senza troppi ripensamenti. AAAAAH, COS’É? UNO SCHELETRO? NON ERO L’UNICO ESSERE UMANO AD ESSERE APPRODATO SU QUELLA STRANA ISOLA! Una volta tornato sulla mia isola, totalmente manchevole di coscienza e raziocinio, in preda alla disperazione, decisi di tentarle tutte… mi iniettai, così senza pensarci troppo, quel liquido verdastro nel braccio, ma niente, non successe niente. L’indomani mattina, al mio risveglio, notai l’apparizione di squame verdi sul braccio. Stava accadendo qualcosa, mi era cresciuto un braccio alieno. Girovagando per la base aliena mi imbattei in una navicella, purtroppo non funzionante ma con l’aiuto di propulsori e di rottami vari mi misi a lavoro per rimetterla in sesto. Trascorsi diversi giorni, non so quanti per l’esattezza, a sistemare la navicella avvalendomi di tutti i meccanismi elettrici che trovavo. “FATTO! FUNZIONA! CE L’HO FATTA!!!”. Non esitai un minuto ad accendere l’astronave e andare via da quel maledetto oceano, da quel maledetto pianeta! “Ora sono mezzo umano e mezzo alieno, ma il mondo è cambiato grazie a me, nuove ricerche e scoperte scientifiche, e un nuovo mondo da esplorare per bene e da colonizzare! Tutto ciò grazie a me!”. “Chi sono io?”.
3 Commenti
CUOREINFUOCATO
11/28/2017 05:46:22 am
Bello il racconto, come anche il lessico e l'idea di fondo.
Risposta
Bolladisapone
11/28/2017 09:08:55 am
Mi piace l'idea dell'isola e del mare... forse perché siamo a Novembre e un po' mi manca la spiaggia...
Risposta
Stiles
11/28/2017 01:17:43 pm
Mi é piaciuta l' idea, che il protagonista sia per metà uomo, e per metà alieno.Comunque il racconto é molto articolato, e ricco di dettagli.La mia parte preferita, é la trasformazione in alieno, e quando davanti a tutto il pubblico, dopo aver raccontato la sua storia/spedizione, dice "Chi sono?"
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Autore3B Archivi
Gennaio 2018
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