di Camomilla
Ero in classe, erano gli ultimi giorni di scuola. Fissavo l'orologio ogni minuto che passava aspettando il suono della campanella come un bimbo aspetta Babbo Natale. Fuori c'era il sole e avevo voglia uscire con i miei amici. I minuti sembravano ore, sapevo di non dover aspettare la campanella perché se no il tempo non passava più me era più forte di me. Il professore per di più stava parlando di storia e io odio storia. È così noiosa. Spesso chiedo ai miei genitori perché dobbiamo studiare storia se le cose sono già avvenute e loro mi dicono sempre che è molto importante perché bisogna sapere cosa è successo nel passato, perché ci fa capire per cosa hanno combattuto le civiltà antiche e la loro cultura. Io rimango sempre della mia idea. E mentre pensavo a questa cosa, persi il senso del tempo e la campanella suonò. Uscimmo tutti in massa, ma prima di attraversare il prof mi fermò e mi disse: -Perché non eri attento? Anche se mi guardi capisco quando parti con la testa e viaggi! -Scusi prof, è che la storia non è che mi coinvolga molto e mi perdo. -Va beh dai, però la prossima volta cerca di concentrarti. -Va bene! Uscii dall'entrata principale della scuola e mi avviai verso casa. Prima di entrare in casa raggiunsi il nonno nella casetta di legno in giardino ma non era lì. -Strano- disse Rory – di solito è sempre qua. Entrai in casa e vidi mamma e papà seduti in sala con un aria preoccupata e il nonno seduto sul divano. Non stava molto bene. Si vedeva. Era pallido, debole e scottava. Mi voltai verso mamma e papà e appena aprirono bocca si sentì il suono dell'ambulanza fermarsi davanti a casa nostra. Evidentemente era per il nonno. Mamma si alzò di scatto e si precipitò verso la porta. Io non avevo ancora detto una parola, ero lì, immobile con lo zaino ancora sulle spalle e guardavo i volontari soccorrere il nonno. Lo caricarono sull'ambulanza e lo portarono in ospedale. Mamma e papà mi dissero di salire in macchina e mi portarono da zia Claudia. Mi lasciarono davanti a casa sua e si avviarono verso l'ospedale dove avevano portato il nonno. Suonai il campanello. Nessuno rispose. Riprovai ma ancora una volta nessuno rispose. Pensai che forse erano andati fuori a mangiare visto che era il compleanno di Greta, mia cugina. Non chiamai mamma per dirle che non c'era nessuno in casa, ma andai a fare un giro. Camminai in giro per il paese per circa quaranta minuti pensando al nonno, a cosa gli stava succedendo, ai bei momenti passati con lui, alla macchina del tempo e a tutte le cose belle che avrei voluto dirgli ma che non gli avevo mai detto. Visto che avevo con me le chiavi tornai a casa e mi coricai per riposarmi un po'. Poi, dopo un po', mi venne in mente un'idea, mi alzai dal letto e scesi giù nella casetta di legno dove il nonno aveva costruito la macchina. Presi in mano il progetto e mi resi conto che mancava davvero poco per finirla. Volevo farlo io. Volevo farlo come ringraziamento per tutto quello che aveva fatto per me. (continua)
2 Commenti
Bolladisapone
1/8/2018 09:53:45 am
E' troppo bello!!!!!!!
Risposta
Nanadagiardino
1/10/2018 11:06:12 am
Racconto scritto molto bene, bella la trama, e anche l'idea mi piace. Questo racconto riesce davvero a coinvolgere.....VOGLIO IL CONTINUO!!!!!!
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Autore3B Archivi
Gennaio 2018
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