di Bolladisapone
Nell'universo c'era un piccolo pianeta: Gretox. Su questo corpo celeste viveva una specie aliena e c'erano tante piante, era un pianeta verde: da qualsiasi parte ti giravi potevi vedere le foglie e i campi in armonia con le abitazioni degli alieni fatte di fango e terriccio. Un giorno, però, ci fu un'esplosione di una centrale contenente un tipo di energia che ancora sul nostro pianeta, la Terra, non esiste. Questa esplosione fece mutare geneticamente le piante, quei bei vegetali che popolavano Gretox, rendendole estremamente pericolose: crebbero improvvisamente e cominciarono a nutrirsi di sangue. Dopo essersi cibate di tutti gli abitanti del piccolo pianeta, le piante svilupparono la capacità di attrarre su Gretox gli esseri viventi di altri pianeti. Vi chiederete come faccio a sapere queste cose... bene, adesso ve lo spiego. Era verso la metà di Novembre -fidandomi della mia memoria...- ed io -ah, a proposito mi chiamo Jane- Brianna, Josh, Alex e Ruby dovevamo raggiungere una base spaziale: Stella X-12. Noi cinque eravamo astronauti esperti e ci piaceva molto l'idea di galleggiare nel nulla, in mezzo a tanti puntini brillanti nell'oscurità -adesso non lo rifarei per niente al mondo... -Il giorno della partenza eravamo agitatissimi ed euforici, insomma, eravamo già partiti altre volte, cosa poteva andare storto? Dopo due ore di fremente attesa partimmo -Lassù nello spazio infinito, nella tranquillità, mi sentivo al sicuro, sì, lo so che può sembrare strano dato che ero lontanissima dal mio pianeta e che ci sono tanti pericoli, ma nella mia navicella, la mia piccola e stretta dimora fluttuante, mi sentivo protetta- Il nostro viaggio doveva durare un anno: dalla Terra alla base spaziale e poi di nuovo sulla Terra. Mi piacevano molto i miei colleghi perché erano tutti simpaticissimi e gentili; la mia migliore amica era Brianna, era totalmente diversa da me: lei era estroversa, bassa e viveva da sola; io invece un po' più introversa, alta e avevo un marito e due figlie (Miriam e Ally). Se Brianna fosse stata uguale a me mi sarei annoiata, penso... Josh era il tipico burlone: scherzava, ci faceva morire dal ridere e la sua risata mi piaceva molto perché era vera, cristallina -Adesso mi mancano le sue risate...- Poi c'era Alex: anche lui sposato e con un figlio (Tom), sempre pronto ad aiutare gli altri, non pensava mai per primo a se stesso. E infine Ruby: giovanissima, sempre con il sorriso stampato in faccia e con gli occhi blu, quel blu intenso, che quando lo guardi ti ci perdi dentro. Dopo un mese di viaggio, vicino a Natale -è la mia festa preferita perchè mi ricordo l'atmosfera di quando ero bambina e andavo a casa di mia nonna, l'odore dei biscotti di cioccolato e i regali sotto l'albero- svegliandoci ci siamo sentiti come inebriati, pervasi dalla voglia di raggiungere un corpo celeste a noi sconosciuto. Non so bene come spiegarlo: il mio cervello (e presumo anche quello degli altri) mi diceva di invertire la rotta e di raggiungere un pianeta che sembrava brillare come una lucciola in una notte totalmente buia. Invertimmo la rotta e dopo due giorni di attesa stressante raggiungemmo la grande stella. L'atterraggio però fu così brusco che la navicella si ruppe e io mi procurai una contusione al braccio, ma non mi importava di niente, volevo solo scendere e baciare il terreno di quel corpo celeste. Scendemmo dalla navicella ormai distrutta e appena toccato il suolo, svanì immediatamente la sensazione-calamita che ci aveva spinti lì e ritornammo a vedere le cose come stavano: eravamo su un pianeta sconosciuto e non potevamo tornare indietro visto che non avevamo più un mezzo per andare via. Adesso la ferita bruciava sotto la tuta spaziale... mi accorsi che anche gli altri se n'erano resi conto e chiesi a Ruby come stava, lei mi rispose che non stava affatto bene e che era molto spaventata (non potevo certo biasimarla). Ci guardammo intorno: c'erano tante piante -credo che fossero piante, ma non ne sono certa neanche adesso...- Questi vegetali erano altissimi, di un verde brillante ed erano muniti di tentacoli... mi spaventavano. Camminammo per un po', in mezzo alle piante, stando sempre attenti a non sfiorarle, silenziosamente e ad un certo punto trovammo quella che ci sembrava una nave spaziale: era gigantesca e a forma di cubo. Guardandola ci si rendeva conto che non proveniva dalla Terra, ma quel cubo, chissà, forse poteva riportarci a casa... cosi salimmo sull'astronave: era piena di tasti che non conoscevamo. Provammo a premerli tutti, ma niente, non funzionava. Dopo una fragorosa risata, Josh disse "Evviva! Non potete immaginare la mia felicità! Siamo tutti morti, tutti! Sì!!!" e poi di nuovo la risata. Era impazzito... Il mio compagno di missioni uscì di corsa dal "cubo gigante" e si mise ad urlare; noi, ovviamente, gli corremmo dietro per fermarlo. Josh, ormai fuori di testa, cominciò a prendere a pugni una pianta, che per tutta risposta, allungò uno dei suoi tentacoli (erano come dei tubi trasparenti) e piantò degli spuntoni, che si trovavano sotto ogni tentacolo, nella testa del mio collega. I tentacoli diventarono rossi: al loro interno stava scorrendo un liquido rosso. Dopo pochi secondi ci rendemmo conto che quella sostanza era il sangue di Josh. Volevo scappare alla velocità della luce, ma i miei piedi si erano come incollati al suolo e i miei occhi non potevano chiudersi, volevano che assistessi alla scena. Poi la pianta, dopo aver svuotato il corpo del mio povero compagno, ritrasse il tentacolo e l'involucro di Josh cadde a terra. Guardai Alex; era immobile, gli occhi sgranati. Brianna era accovacciata e si stringeva le ginocchia al petto e Ruby piangeva. Era scesa la sera e avevamo fame... tanta fame -Pensavo, con nostalgia, ai piatti che mi cucinava mia nonna: polpettone, crespelle, torte, pasticcini...- Mi tornò in mente che nella nostra navicella c'erano delle scorte di cibo: varie barrette, carne essiccata e frutta secca. Mi proposi di andarli a recuperare e Alex volle venire con me; Brianna e Ruby rimasero nel "cubo". Ci mettemmo una ventina di minuti per raggiungere ciò che rimaneva della nostra scatola di metallo che fino al giorno prima solcava l'immenso mare scuro e infinito pieno di conchiglie luccicanti. Io e Alex, sempre in silenzio, cercammo il cibo e poi tornammo al grande cubo con barrette, carne e frutta. Quella sera mangiammo una barretta ciascuno e faticammo ad addormentarci -Tutte le volte che chiudevo gli occhi vedevo il corpo di Josh svuotato della sua anima ridente- Mi svegliai con la luce del so... ah, no, non era il sole. Brianna era già sveglia. "Buongiorno" "Buongiorno..." "Come stai?" "Male! Un mio amico è appena morto!" "..." "Io voglio seppellirlo" "Cosa?" "Hai capito" "Ok... andiamo adesso? Gli altri dormono" "Va bene, andiamo" Così, per accontentare Brianna, ci mettemmo a camminare silenziosamente per raggiungere Josh. Lo trovammo già in via di decomposizione, con insetti strani che si cibavano di lui. La mia migliore amica si inginocchiò per terra e cominciò a scavare con le proprie mani; iniziai ad aiutarla. Una volta terminata la fossa, Brianna si mise ad urlare e a piangere. Io mi avvicinai a lei ma prima che potessi raggiungerla, una pianta, che si era accorta di noi per le urla di Brianna, conficcò gli spuntoni nella testa di quest'ultima e cominciò a prosciugarla. Io tentai di scappare -Sì, lo so, che è poco da amica, sono una codarda...- ma la pianta infilò le spine nel mio braccio. Nell'istante in cui la punta mi forò la pelle, la pianta mi trasmise i suoi ricordi: ero un pino alto, verde e rigoglioso, guardavo dall'alto la vita dei piccoli omini viola che camminavano per le strade. Un giorno un'ondata di calore, un'esplosione mi travolse e bruciò tutti i miei aghi. Nel giro di dieci giorni mi trasformai. Divenni come un grosso gambo di margherita, mi crebbero dei tentacoli che avevano tante spine, volevo bere, avevo sete. Passava di lì un uomo, spaventato ed io piantai le spine nella sua testa. Cominciai a berlo e mi sentii sazia. A distanza di un anno le forme di uomini viola si erano estinte. Avevo sete e attirai sul mio pianeta altre forme di vita per cibarmi. Tutto questo durò pochi secondi. Tornai in me e gli spuntoni, conficcati nel mio braccio, facevano malissimo e mi misi ad urlare. Aprii gli occhi e vidi Alex davanti a me e Brianna ormai morta. Alex mi strappò le spine dal braccio e mi buttò a terra. La pianta a questo punto lo prese e quello che vidi prima di svenire era Ruby che mi trascinava piangendo alla nave aliena. Rinvenni il giorno dopo. Il mio braccio era fasciato da foglie, faceva male, bruciava. Ruby era dall'altra parte della stanza e stava mangiando una barretta. Si accorse che ero sveglia e mi venne vicino. "Ruby! Alex e Brianna sono morti giusto?" "Sì..." Mi alzai e mangiai un po' di frutta secca… "Jane, resta poco cibo" "Lo so, oggi vado a vedere se ne trovo dell'altro" "Vengo anch'io" "No" "Sì, invece. Avete fatto tutto voi, io ho solo mangiato. Voglio rendermi utile!" Così, quel pomeriggio, ci incamminammo verso la nostra navicella. Passammo vicino ai corpi dei nostri amici, ma cercammo di non guardarli. Arrivate ci fermammo. Guardai Ruby nei suoi occhi blu, quei bellissimi, profondi occhi blu ormai pieni di terrore e tristezza. "Ruby" "..." "Devi stare calma, tranquilla ce la faremo" "Ok…" Non trovammo altro cibo e perciò lo andammo a cercare. Non c'era niente. Durante la via del ritorno Ruby inciampò nelle radici di una pianta. Come al solito, prima che potessi intervenire, quest'ultima prese la mia collega e cominciò a berla. Io non potevo fare niente! Era orribile! Iniziai a piangere e a singhiozzare quando il suo corpo cadde per terra. Aveva gli occhi aperti: quel blu intenso se n'era andato e aveva lasciato il posto al terrore e alla morte. Le chiusi gli occhi. Adesso sono nella nave aliena a scrivere -ho trovato una penna e un taccuino nella mia tuta- Ho scritto la mia storia. Sono rimasta da sola, le scorte di cibo sono quasi finite. Morirò qui. La mia speranza è quella che qualcuno venga a salvarmi, ma so che non succederà. Sono spaventata e visto che dovrò morire penso che mi suiciderò. Non so come, ma di certo non aspetterò di morire di fame o di essere bevuta. Addio Jane Brown
5 Commenti
CUOREINFUOCATO
11/20/2017 07:55:46 am
Racconto davvero bello, scritto molto chiaramente nonostante la lunghezza. Bella idea della mutazione genetica delle piante. E', come ha detto il professore, anche un racconto horror ed è bello che tu sia riuscita a mescolare due generi totalmente diversi.
Risposta
Stiles-Mal
11/21/2017 12:45:27 am
Il racconto è molto bello, sebbene sia lungo, è ricco di dettagli e di descrizioni.
Risposta
prof
11/21/2017 01:49:36 am
a me mi ha annoiata ?!?
Risposta
Jiglypuff96
11/22/2017 12:08:19 pm
Wow...
Risposta
Nanadagiardino
11/23/2017 01:46:45 am
Questo racconto mi è piaciuto molto dal punto di vista strutturale, e anche l'idea non è affatto male. Nonostante questo, la cosa che mi è piaciuta di più è stata il tipo di scrittura, ovvero a mo' di diario. Mi è piaciuto anche il fatto di come la scrittrice sia riuscita a combinare horror e fantascienza. Veramente un bel racconto, complimenti.
Risposta
Il tuo commento sarĂ pubblicato dopo l'approvazione.
Lascia una risposta. |
Autore3B Archivi
Gennaio 2018
Titoli
Tutto
|